Festival del Tempo 2025

 

Librinfestival, blowart e ISKRA
presentano


EDIZIONE SPECIALE 2025
LIBRINFESTIVAL
con il
FESTIVAL DEL TEMPO

Da marzo a ottobre 2025
Roma – Genova

 


In occasione dei dieci anni di LIBRINFESTIVAL, festival letterario nato nel 2015 dal desiderio di promuovere la cultura attraverso l’amore per la letteratura, l’associazione Librinfestival, l’associazione blowart e ISKRA Cooperativa sociale onlus presentano un’EDIZIONE SPECIALE di LIBRINFESTIVAL, insieme al FESTIVAL DEL TEMPO, incentrata sul tema “DESIDERIO”, che proporrà un programma variamente diversificato, con concorsi, installazioni artistiche, convegni e presentazioni, per tutto il 2025, concentrando alcune iniziative nei mesi di maggio, durante la Genova Design Week, e settembre nel territorio di Monterotondo.

 

TEMA 2025: DESIDERIO

 

Giacomo Leopardi scriveva, nello Zibaldone, che la speranza è una passione, un modo di essere, inseparabile dalla vita e dal desiderio per il proprio bene. Io vivo, dunque io spero, è un sillogismo giustissimo. Citando Leopardi, il teologo Vito Mancuso, in un articolo ne “La Stampa” del 2021, precisa la definizione: “Io vivo, dunque io desidero, è un sillogismo giustissimo. Non si può vivere senza desiderare, ma si può, anzi si deve vivere, orientando il desiderio. Il desiderio orientato e innalzato si chiama aspirazione.

“Orientare e innalzare il desiderio” ci riporta all’etimologia della parola ‘desiderio’ ma allo stesso tempo ne evoca altre due: volontà e tempo. Desiderio è la fusione della particella privativa ‘de’ e del termine sidussideris (plurale sidera), ovvero stella. Desiderio è, dunque, quella condizione in cui sono assenti le stelle, trovando la sua origine dal linguaggio degli antichi aruspici, impossibilitati dal compiere le loro funzioni divinatorie a causa del cielo coperto da nubi, e desiderosi, quindi, della visione delle stelle.

Desiderio è condizione di assenza dell’infinito e tensione verso esso, differenziandosi così dal semplice bisogno che può essere appagato dal suo stesso oggetto. Tralasciando i pensieri, in ordine al desiderio, per eccesso e per difetto – il primo che si materializza in una miriade di desideri, in una sorta di bulimia del “consumo”; il secondo con l’estinzione totale di ogni desiderio – emerge l’idea che sia possibile coltivare un desiderio “alternativo” che possieda il sapore della cura, della volontà, della perseveranza, che non sia adeguamento al presente ma utopia di un futuro diverso1. Possiamo pertanto allenarci a desiderare, orientando il desiderio, divenire di nuovo soggetti competenti del proprio desiderio2, operando scelte e perseguendole con la volontà e la fortezza, in un sistema di economia comune che ci concede il metro di riferimento dello stesso desiderio: espressione di una spinta interna che per trovare il proprio adempimento ha bisogno dell’altro da sè.3

Il desiderio è motore della nostra crescita e di quella della comunità: noi parti di un tutto, in ambiti di prossimità che ci rendono responsabili e generatori vicendevoli di desideri, aspiriamo ad un tempo lungo, lento, vuoto per essere poi riempito, l’unico tempo che ci concede di costruire quel “castello esteriore”5 a partire dal “castello interiore”4: un moto che parte dal centro dell’interiorità dell’individuo, la quale si fa “vuoto”, esce dal proprio io per andare verso l’altro.

 

Ecco la grande attrattiva
del tempo moderno:
penetrare nella più alta contemplazione
e rimanere mescolati fra tutti,
uomo accanto a uomo.6

 


 

1. Cit. Vito Mancuso, in “La Stampa”, 17 giugno 2021
2. Cit. Salvatore Natoli, Perseveranza
3. Ibidem
4. Chiara Lubich, La dottrina spirituale
5. Ibidem
6. Chiara Lubich, Il grido